Un piatto di pasta alla sera può presentare una serie di vantaggi: migliora il sonno, favorisce la digestione, gratifica e... non fa ingrassare
Che cosa è ovvio? Che la proteine alla sera favorirebbero la sintesi proteica accompagnando il ritmo dell’ormone della crescita (il GH) e limiterebbero il picco di insulina post-prandiali notturno, che sarebbe invece stimolato dalla pasta (ovviamente).
Il fatto che la maggior parte delle persone, anche e soprattutto quelle in sovrappeso e obese, seguano questa “regola” senza successo dovrebbe di per sé fa pensare.
Chi viene in studio spesso mi dice: “Mangio un primo con un contorno a pranzo e un secondo piatto (carne, pesce, etc) alla sera”, afferma con un tono soddisfatto e che cerca approvazione... niente di più ovvio!
L’aspetto diabolico della faccenda è sono convinti di prendersi cura della propria salute a tavola e di adottare, in qualche modo un comportamento salutista.
Il fatto è che, come spesso accade, le cose non sono così semplici nel nostro organismo, che è una macchina molto complessa e soprattutto non sono uguali per tutti e in tutte le fasi della vita.
Seguimi, anche se so che ti può costare fatica (uscire dalla propria confort zone costa sempre fatica)
Tutto può essere anche visto da una prospettiva diversa.
Un piatto di pasta alla sera (di 50/70 gr per la donna e di 70/100 gr nell’ uomo) può presentare una serie di vantaggi…
1) Migliora il sonno e riduce l’ansia perché la pasta contiene un aminoacido che si chiama triptofano, che è un precursore sia della serotonina (la molecola del buon umore) che, successivamente, della melatonina, che possiede noti effetti sedativi e ipnoinducenti.
Può essere condita con un sugo semplice, come del pomodoro cotto velocemente in padella con aglio e olio o con delle vongole veraci, accompagnato da una verdura ripassata in padella: questa può essere associata ad una verdura cruda oppure ad un frutto a basso indice glicemico (es. frutti di bosco, fragole, etc.), per mantenere basso il carico glicemico del pasto.
È vero che è importante tenere sotto controllo il livello di insulina notturno, ma in questo caso lo si fa al meglio perché se è vero che la pasta è chimicamente un “carboidrato” è anche vero che è un carboidrato “complesso”, con un assorbimento più lento dei carboidrati semplici (es. pane, dolci, frutta, etc.) e può essere ulteriormente rallentato con il condimento giusto.
Questo rallentamento favorisce la stabilizzazione dell’ insulina notturna.
La parola chiave è quindi: “ S.T.A.B.I.L.I.Z.Z.A.R.E” l’insulina, soprattutto notturna, che non deve essere né alta né bassa.
E l’efficacia di questo metodo lo sanno bene i pazienti affetti da diabete di tipo I (insulino-dipendente) e di ipo II (non insulino-dipendente) che misurano i livelli di glicemia della mattina (oltre all’emoglobina glicata e all’insulina).
Per fare questo la pasta deve essere associata ad un “doppio contorno” (1 verdura cruda e 1 verdura cotta) o ad un frutto a basso indice glicemico (es. frutti di bosco o fragole). Questo dipende da caso a caso.
2) Favorisce la digestione e migliora l’eventuale reflusso gastrico.
Per l’organismo è più complicato metabolizzare una bistecca di carne che non un piatto di past!
Tra l’altro il fegato è impegnato nella detossificazione notturna così come durante la notte vi è l’avvicendamento fra la prevalenza di ormoni anabolici e catabolici…
Un lavoro immane che ogni notte avviene e che viene rallentato e ostacolato da una alimentazione eccessivamente laboriosa.
3) Inoltre vogliamo parlare della gratificazione e del senso di sazietà di un buon piatto di pasta cucinato secondo la tradizione italiana?
4) Non fa ingrassare.