È in edicola su ViverSani e Belli n°9 del 25 Febbraio 2022 un articolo al quale ho partecipato in qualità di consulente dal titolo “Dopo gli anta la bilancia (non) sale”.
Il significato di questo articolo è stato quello di sottolineare, sulla base di studi recenti, come il metabolismo non è poi così diverso da quello dei 20 anni. I cambiamenti veri cominciano dopo i 60 anni e sono graduali. Dunque si ha tutto il tempo di adattarsi, adottando un nuovo stile di vita e a una dieta capace di assecondare le mutate esigenze dell’organismo e di mantenere il peso forma. Quindi come sempre il punto è quello di adattare il proprio stile di vita e nutrizionale alla nuova fase della vita e in questo modo potremo rimanere giovani dentro e fuori
Nell’immaginario collettivo compiere gli “anta” significa entrare in una fase della vita inevitabilmente segnata dall’aumento di peso. La presunta causa è identificata nel crollo del metabolismo basale, ovvero nella drastica riduzione della quantità di energia che l’organismo consuma, anche a riposo, per svolgere le sue funzioni vitali. Il risultato? A parità di dieta e attività fisica si tende ad aumentare di peso e i tentativi di perdere i chili di troppo sono destinati quasi sempre al fallimento.
Secondo un recente studio condotto dall’University of Aberdeen (UK) e dalla Duke University (Usa) e pubblicato lo scorso agosto su Science, l’avvicinarsi della mezza età non implica per forza aumento del grasso addominale e difficoltà a dimagrire.
Se già a 50 anni si inizia a ingrassare la colpa non è del metabolismo. Infatti, dopo aver analizzato le calorie medie bruciate da più di 6.600 persone di età compresa tra 0 e 95 anni, in 29 paesi del mondo, gli studiosi hanno concluso che dopo un picco nel primo anno di vita, resta stabile fino alla mezza età e inizia a rallentare solo dopo i 60 anni. Fino ad allora nessun cambiamento fisiologico ostacola i tentativi di mantenersi in forma o dimagrire. In ogni caso, anche dopo questa età, il calo del metabolismo è graduale e quindi può essere compensato con un adeguamento dello stile di vita che permette di mantenere costante il peso.
Il fabbisogno energetico dell’organismo è massimo nei neonati, che bruciano il 50% di calorie in più rispetto agli adulti. A partire dal compimento del primo anno di vita, il metabolismo rallenta di circa il 3% ogni anno fino ai 20 anni, senza aumento del fabbisogno calorico giornaliero neppure durante il periodo di crescita accelerata rappresentato dall’adolescenza. Poi, fino ai 50 anni il consumo energetico basale resta stabile e, secondo i dati, ricomincia a decrescere solo dopo i 60, riducendosi dello 0,7% all’anno. Perciò dal punto di vista esclusivamente metabolico c’è poca differenza tra un trentenne e un cinquantenne e una persona di 90 anni ha bisogno solo del 26% in meno di calorie rispetto a una persona di mezza età.
Andando controcorrente rispetto alle convinzioni finora considerate valide, lo studio anglo americano avvalora la tesi che, prima dei 60 anni, se si ingrassa o non si riesce a dimagrire non è colpa del metabolismo, ma piuttosto di una serie di concause che ostacolano il mantenimento del peso forma.
Le alterazioni dell’equilibrio endocrino sono uno dei principali fattori che, a partire dai 40-50 anni, concorrono a rendere più difficile il controllo del peso, interferendo con l’efficienza di diverse funzioni dell’organismo. Infatti la riduzione nella sintesi di alcuni ormoni, legata all’età, si riflette sull’attività della tiroide, sulla regolazione dell’appetito e del sonno, sull’umore e sui meccanismi che favoriscono il corretto utilizzo degli zuccheri e la termogenesi dei grassi.
Le donne sono più predisposte a subire gli effetti di questo fenomeno, determinato dal brusco calo degli ormoni sessuali che si verifica con l’ingresso in menopausa e nel periodo che la precede e la segue ed è legato all’esaurirsi del patrimonio follicolare alla fine dell’età fertile. In questa fase i livelli di estrogeni, progesterone e testosterone diminuiscono mentre aumenta la produzione di cortisolo, l’ormone che causa l’accumulo di grasso, soprattutto a livello addominale. Negli uomini i cambiamenti ormonali, dovuti principalmente al calo del testosterone, sono meno repentini, ma se non correttamente gestiti hanno la stessa capacità di condizionare negativamente il peso, determinando l’accumulo di tessuto adiposo soprattutto intorno al giro vita, sull’addome e nella parte inferiore del corpo.
Spesso dopo una certa età si tende a essere più indulgenti con sé stessi e meno rigidi per quanto riguarda la dieta: viene meno il bisogno di dare il buon esempio ai figli e si hanno meno occasioni (e meno voglia) per preparare pasti sani, soprattutto se non c’è tutta la famiglia a tavola per condividerli. Questo può portare a un’alimentazione sregolata, con la tendenza a sostituire i pasti con degli spuntini veloci ma poco sani o a fare più spesso ricorso a piatti pronti, confezionati o precotti, nella maggior parte dei casi ricchi di zuccheri, sale grassi cattivi, e calorie. Se a questo si aggiungono i pranzi e le cene al ristorante nel weekend, va da sé che il girovita tenda ad allargarsi.
Con l’avanzare dell’età è naturale avere meno tempo e meno energie da dedicare allo sport vero e proprio, ma spesso si tende a sottovalutare l’importanza di svolgere un’attività fisica moderata e regolare, anche semplicemente sfruttando le molte occasioni quotidiane per muoversi di più: salire le scale invece di prendere l’ascensore, andare al lavoro a piedi o in bicicletta invece di usare l’automobile o i mezzi pubblici, e così via.
L’invecchiamento determina una fisiologica riduzione della massa magra e della forza muscolare (sarcopenia), che dopo i 40 anni si riducono del 3-8% ogni 10 anni. Tra le ipotesi per spiegare questo fenomeno ci sono la minore efficienza nell’utilizzare le proteine ricavate dal cibo, la produzione incontrollata di lipofuscina e proteine reticolari che causano il cattivo funzionamento dei muscoli, l’aumento dell’ossidazione delle proteine in essi presenti, la riduzione dei livelli di testosterone e di ormone della crescita (somatotropina o GH), responsabili dei segnali anabolici da cui dipende l’accrescimento muscolare, ma anche la minore efficienza delle cellule staminali “satellite” incaricate di rigenerare le fibre muscolari in caso di lesioni.
Le oscillazioni ormonali, il tendenziale aumento dei disturbi del sonno e la difficoltà ad accettare le trasformazioni del proprio corpo dovuto all’età possono contribuire a un calo del tono dell’umore che, nei casi più gravi, può portare fino alla vera e propria depressione. Si configura così la famigerata “crisi di mezza età”, che tanto nelle donne quanto negli uomini, può mettere in crisi l'autostima e portare a una riduzione della libido e della motivazione a mantenersi in forma. Si innesca così un circolo vizioso che aumenta il senso di insoddisfazione e la ricerca di confort food che favorisce l’aumento di peso.
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